Cotonato io? Capisco che la prima impressione è questa ma giuro che non esercito forzature sulla mia capigliatura. Nessun miracoloso intruglio o magico unguento ammorbidente. Questo pandorino che porto in testa è tutta roba naturale, come mamma l'ha fatti. Non sono passati neanche due mesi da quando l'ho tagliati, dopo quasi due anni di sacrifici per farli allungare, meta un'improbabile acconciatura rasta. Come al solito mi sono stufato presto (ma neanche troppo) e come tutti gli obbiettivi che mi prefiggo anche questo ha lasciato il tempo che trova. Ora sono tornato al tipico taglio anni ottanta, un pò George Michael, un pò Dura Duran. Penso che qualcuno concimi la mia testa durante il sonno, oppure che riempa d'ormoni la pasta a mia insaputa. Non si spiegherebbe altrimenti questa crescita incontrollabile. Poi io lo so come sono fatto: pigro e poco interessato al mio aspetto fisico (o come direbbe mio fratello "ad acchittarmi"). Con questa giungla pluviale che mi persevera in testa, il taglio dei capelli dovrebbe avere per me la stessa frequenza della santa messa.
Alla fine mi piacciono: arruffati, scompigliati, morbidi. Ci posso nascondere i miei risparmi, altro che materasso.
Ogni capello bianco è un sogno che non si è avverato.

"Non voglio più chiedere scusa se sulla testa porto questa specie di medusa o foresta, non è soltanto un segno di protesta ma è un rifugio per gli insetti, un nido per gli uccelli che si amano tranquilli fra i miei pensieri..."
Niccolò Fabi "Capelli"

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