E John Rambo è sempre lui. Sono passati 20 anni ma alla fine anche Rambo è tornato con il quarto capitolo della trilogia, il più cruento e sanguinario di tutti. La trama è molto semplice. Una scelta obbligata, affinchè Stallone capisse il copione. Rambo torna a combattere con un pretesto qualunque (che poi il pretesto è uccidere, che altro?). Il nemico stavolta è gente che gli spara contro. E che lui uccide a calci nelle palle. Uno per uno. Stimolante, se non fosse che Sly va per i 62. E così, invece dell'ovvio "Rambo 4 - Operazione Prostata", nelle sale di tutto il mondo viene proiettato "John Rambo". Stallone ha spiegato la scelta del titolo. Come in "Rocky Balboa", ha usato il nome del personaggio perchè il film avrebbe mostrato il suo lato umano. Umanità? Rambo nel film uccide 2,56 persone al minuto, secondo una stima del settimanale "Ciak" che poi ha contato i suoi sorrisi: uno, ma perchè ha il sole negli occhi. Umanità? Non parla mai durante il film, le uniche frasi che pronuncia sono "Uccidere è facile come respirare" e "Uuuuuuuaaaaaarrrgggghhhh!!!". Umanità? Quell'uomo ha una sola espressione e la deve a una paresi facciale (e non sto scherzando).
La solitaria guerra di Rambo è entrata nell'immaginario collettivo a forza di morti, ma sarà una delle poche che verrà ricordata con un sorriso sulle labbra.

"Ha la guerra nel sangue... e quando sei costretto, uccidere diventa facile come respirare."
Sylvester Stallone "John Rambo"

Finalmente arriva Allevi. Ha la camminata e l'atteggiamento di Steve, di "8 Sotto un Tetto". Sembra autistico e invece no: è solo un genio. Si siede al piano e ci regala le sue note: dolci, dense di trasporto e d'emozione. E' felice come un pedofilo in un asilo, gli occhi di chi ha scelto cosa fare della sua vita e lo fa con tutta l'anima.
Augias è più rincoglionito del solito. Non è colpa sua, è l'età. Bisogna capirlo, tutti i suoi amici d'infanzia sono morti: Alessandro Volta, Ugo Foscolo... Intrattiene il pubblico con la stessa verve di una mozzarella. Comunque la trasmissione vola grazie alle storielle del non più giovanissimo Giovanni. Piccoli frammenti di vita non molto interessanti a dir la verità. Ma è la musica a fare il resto, quel tipo di musica che sa rendere un impacciato bruco in una splendida farfalla.
Molti dimenticheranno il Giovanni Allevi uomo, ma le sue note sono la firma indelebile scritta nell'animo di chi sa ascoltare.

"Do Re Do Mi La La Re Mi La La Reee..."
Giovanni Allevi "Panic"

Adolf è l'amico che ho da quando sono piccolo. Il mio primo - e ancora adesso preferito - compagno di giochi. Adolf non mi abbandona mai, è molto attaccato a me. Se ne sta rintanato nella sua cuccia, il più delle volte accasciato a sinistra. Sembra morto ma in verità sta solo dormendo, il pigrone. Basta un fischio e lui alza la testa. Poi comincia a fissarmi con quegli occhioni dolci; come si fa a dirgli di no? Vuole sempre giocare, soprattutto a braccio di ferro anche se poi perde sempre. E' un pò maleducato ma gli voglio bene. In giro non sa contenersi dai commenti piccanti ma - povero - bisogna capirlo: non esce mai, quando lo fa deve un pò sfogarsi. Ultimamente l'ho un pò trascurato. Lui voleva uscire e vedere gente nuova, io stavolta quello chiuso in casa davanti al computer. Se l'è presa, per un pò non mi ha neanche più rivolto la parola. Mi faceva il musone e io lì a cercare di consolarlo. "Dai su, ti prometto che domani ti porto fuori". Ma Adolf non è stupido. Comunque adesso le cose vanno un pò meglio. Gli ho fatto una solenne promessa e lui apprezza il mio impegno; dice che qualunque cosa io decida, lui sarà al mio fianco. Che amico!
In giro di teste di cazzo ce ne sono tante, ma gli amici si contano sul palmo di una mano.

"Dicon che faccio film penosi perche' lavoro col pene. E insomma il pene mi da' il pane, il pene mi da' si' la moto ma la moto non da' pene perche' funziona bene..."
Elio e le Storie Tese "John Holmes"

"Scusate il ritardo". E' una delle frasi che uso più spesso, vuoi perchè non sono mai puntuale, vuoi perchè devo sempre giustificare il mio autismo. Ma la realtà è questa: io sono tra il ritardato e il ritardatario. Non arrivo sulle cose al momento giusto, che sia mancanza di tempismo o proprio scemenza. E quando ci arrivo o il danno è fatto o la festa è già finita. Non ne sono consapevole, anzi io sono sempre sicuro di avere tutto il tempo del mondo.
Io non ho un orologio, non l'ho mai voluto. Non voglio un aggeggio che mi spezzetta il tempo in piccolissimi frammenti perchè possa sfruttarli tutti all'osso. Non sarò mai schiavo del secondo, il mio imperatore è il giorno. Giorno per giorno. Me la prendo comoda, mi piace guardarmi intorno. Chi vive la vita di corsa si perde tutto il paesaggio. Il problema è che io sono ritardato e il paesaggio non lo capisco, cazzo!
Secondo me questo post è stato scritto troppo tardi.

"Il tempo è terminato, la canzone è finita, pensavo di avere ancora qualcosa da dire..."
Pink Floyd "Time"