Continuano a raccontarci favole. E se è vero che "ogni favola è un gioco", qui non è vero che chi l'ha dura la vince. Con questi dello IED non c'è proprio speranza. Dovrebbero scriverlo sul loro sito. Una bella rubrichetta intitolata "Provati". Le impressioni a caldo, quasi tiepido, di chi ha provato il triennio IED e ne è uscito provato. Poi voglio vedere se i trepidanti futuri iscritti, quando andranno a leggere i nostri pareri, avranno ancora voglia di sganciare la modica, e mo' ve la dico, cifra di 7 mila Euro annui, spiccio più spiccio meno. Oggi sono un po' polemico. Non voglio polemizzare, non è stato tutto negativo. Ma deludente sì, per molti. Sarà che invece di indirizzarci al mondo del lavoro, ci hanno dato un piccolo assaggio di come sarà la vita.
Non lo so. E' brutto certe volte non avere parole. Molto brutto e degradante, soprattutto per un copywriter (o presunto tale). Ma peggio ancora è averle, e sapere di non poterle usare. Strozzarle prima che possano far danni, o semplicemente strozzarle per paura di farne ancora. Io di recente mi sento un serial killer di pensieri. A tanti ho chiuso la bocca, morti e sepolti nella mia spaziosa testa (spaziosa perché vuota). Eppure ne conservo i corpi, ancora caldi. E come un improbabile Dr. Franknstein sono pronto a irradiarli d'elettricità per poi gridare "Vivi!", e magari riuscire a infilarli in qualche dove. Tanto per non avere rimorsi.
Non capisco che cazzo vuole. Giuro, mi sono fatto mille domande e risposto ad altrettante. Ma come direbbero i Ratti "Perché sarà ignoranza, ma in fondo a tutte le risposte ho una domanda che mi avanza". Che poi forse la risposta è quella più semplice: è una stronza. Anzi, ne sono sicuro. Se sapevo sarebbe stato così andavo a vendere accendini nel Gargano. Altro che agenzia. Arpia di merda.
Ma parliamo dei Tokyo Hotel. Ma anche no.
Non sono sicuro delle mie certezze.
"La musica fa sempre il proprio dovere, la prendi un secondo si lascia trombare. Poi va con un altro e tu non si sa con chi vai. Però te la godi sapendo che ci tornerai..."
Luciano Ligabue "In pieno Rock 'n Roll"
Non lo so. E' brutto certe volte non avere parole. Molto brutto e degradante, soprattutto per un copywriter (o presunto tale). Ma peggio ancora è averle, e sapere di non poterle usare. Strozzarle prima che possano far danni, o semplicemente strozzarle per paura di farne ancora. Io di recente mi sento un serial killer di pensieri. A tanti ho chiuso la bocca, morti e sepolti nella mia spaziosa testa (spaziosa perché vuota). Eppure ne conservo i corpi, ancora caldi. E come un improbabile Dr. Franknstein sono pronto a irradiarli d'elettricità per poi gridare "Vivi!", e magari riuscire a infilarli in qualche dove. Tanto per non avere rimorsi.
Non capisco che cazzo vuole. Giuro, mi sono fatto mille domande e risposto ad altrettante. Ma come direbbero i Ratti "Perché sarà ignoranza, ma in fondo a tutte le risposte ho una domanda che mi avanza". Che poi forse la risposta è quella più semplice: è una stronza. Anzi, ne sono sicuro. Se sapevo sarebbe stato così andavo a vendere accendini nel Gargano. Altro che agenzia. Arpia di merda.
Ma parliamo dei Tokyo Hotel. Ma anche no.
Non sono sicuro delle mie certezze.
"La musica fa sempre il proprio dovere, la prendi un secondo si lascia trombare. Poi va con un altro e tu non si sa con chi vai. Però te la godi sapendo che ci tornerai..."
Luciano Ligabue "In pieno Rock 'n Roll"
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